S I M P L E W O R D S |
La nascita dell'Universo
L'Universo sarebbe nato in uno stato molto denso e
caldo, in una specie di "esplosione" che prende il nome di "Big
Bang". Il
termine è un po' fuorviante, in quanto farebbe pensare a qualcosa che esplode,
mentre prima dell'esplosione non c'era niente, né spazio, né tempo, né materia. Tutto, quindi, avrebbe avuto inizio in quel momento,
e da allora l'Universo ha continuato ad espandersi continuamente. L'idea che
l'Universo abbia avuto un inizio, che sia in evoluzione e che possa dunque avere
una fine, è relativamente recente. Infatti, emerse solo negli anni '20, grazie a
Friedmann ed al suo modello dell'Universo inflazionario. Da che cosa abbia avuto
origine il "Big Bang", non è stato ancora chiarito con certezza, infatti sono
state avanzate molte ipotesi di cui la più valida è quella di Friedmann, che
considera l'Universo, all'inizio del suo tempo, cioè nell'istante zero,
concentrato in un volume più piccolo di un atomo, con una densità pressoché
infinita e ad una temperatura di miliardi e miliardi di gradi. Non sappiamo come fosse fatto questo nucleo
primordiale di energia, né perché si sia formato, ma istantaneamente questo
"uovo cosmico" si è squarciato con una esplosione immane, durante la quale le
forze fondamentali si sarebbero comportate in modo completamente diverso
rispetto ad oggi. Si sarebbe verificata una violentissima espansione
che, nel giro di circa un miliardesimo di secondo, avrebbe fatto aumentare il
volume dell'Universo di miliardi e miliardi di volte. Dopo questa fase, la "sfera di fuoco" si sarebbe
continuata a raffreddare, rallentando la sua espansione. Nei primissimi istanti, l'energia avrebbe cominciato
a condensarsi prima in particelle elementari (quark ed elettroni), poi in
particelle maggiori (protoni e neutroni), fino a che i primi tre minuti, cioè
quando la temperatura sarebbe scesa a circa 10 alla nona K, si sarebbero formati
i primi nuclei atomici di idrogeno, litio ed elio. Solo quando, dopo 300.000 anni, la temperatura scese
a circa 3000 K (zero gradi Kelvin sono pari a -273,15 gradi Celsius), gli elettroni furono catturati dai nuclei e si formò un gas
neutro, formato da idrogeno ed in piccola parte da elio, che poi avrebbe dato
vita alle nebulose, alle galassie, alle stelle ecc.. L'effettiva scoperta di questa esplosione avvenne
nel 1964, da parte di due ingegneri americani che, per caso, osservarono
l'esistenza di una radiazione di fondo nell'Universo, rilevabile con i
radiotelescopi in ogni direzione dello spazio. Tale radiazione residua è come
l'eco del "Big Bang". La teoria del "Big Bang" va di pari passo con quella
dell'americano Edwin Hubble, il quale constatò che la luce che giunge dalle
galassie lontane si sposta verso la parte rossa dello spettro, cioè verso le
basse frequenze. L'effetto è tanto più marcato quanto è maggiore la
distanza degli oggetti in questione. Questo fenomeno è già conosciuto per il suono. Si
tratta dell'effetto Doppler. Infatti, quando un oggetto sonoro si allontana, noi
percepiamo una variazione di tonalità del suono emesso, dato che la frequenza
dell'onda sonora diminuisce. Anche la luce è un'onda, e quindi si comporterà
allo stesso modo. Per Hubble, si trattò di una teoria inconfutabile,
poiché la luce delle galassie scala verso le basse frequenze, perché le galassie
fuggono da noi, e questo accade quanto più esse sono distanti. Dunque,
l'Universo è in espansione. Questa espansione dell'Universo altro non è che un
effetto del "Big Bang", un residuo di quella immensa esplosione. A questo punto, è normale chiedersi quale sarà il
futuro dell'Universo, ovvero se continuerà ad espandersi o meno. Per dare una
risposta a tutto ciò, bisogna rifarsi alla teoria della Relatività Generale di
Einstein, la quale afferma che i corpi di grandissima massa curvano lo spazio
intorno a sé. Come delle sfere, più o meno pesanti, deformerebbero
un tessuto elastico, così se nell'Universo esistesse massa a sufficienza, prima
o poi l'espansione verrebbe rallentata, fino a fermarsi, e così avrebbe inizio
il fenomeno opposto, che porterebbe tutto il cosmo ad un collasso incontrollato
che si concluderebbe con quello che è stato definito il "Big Crush", ossia
un'implosione opposta al "Big Bang". Se invece nell'Universo non ci fosse sufficiente massa per arrestare la sua espansione, esso potrebbe espandersi per sempre, fino a che le galassie, ormai spente, si ridurrebbero a isole sperdute in un oceano di spazio senza confini.
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Le
Stelle
Le stelle sono
gigantesche sfere di gas, che traggono
la loro energia dalla fusione nucleare
al loro interno, che trasforma
l'idrogeno in elio. Le stelle passano il
90% della loro vita bruciando
combustibile. Possiamo trovare stelle di
tre tipi, ossia Rosse, Gialle e Bianche. Esse si distinguono
per la loro composizione di massa e
temperatura. Infatti, le rosse hanno una
vita più lunga, in quanto hanno
temperature e massa relativamente basse
e quindi bruciano più lentamente
l'idrogeno. Le gialle sono stelle come
il nostro sole, che contengono, in
tracce, tutti gli elementi della tavola
periodica, ed hanno massa e vita media.
Le bianche, od azzurre, sono le stelle
aventi grande massa, sono le più calde e
consumano il loro idrogeno più
rapidamente. In ogni istante, il loro
equilibrio dipende dalla competizione di
due forze, ovvero la gravità, che tende
a farle collassare su se stesse, e la
forza della pressione del gas, che al
contrario tende a dilatarle.
Le stelle meno
massive sono le più antiche, dovrebbero
avere la stessa età della nostra
galassia. Una stella di massa media come
il sole, vive una decina di miliardi di
anni. Quando ha esaurito il suo
idrogeno, il nucleo si contrae, mentre
l'involucro si dilata, quindi la stella
diventa una
gigante rossa.
Dieci mila anni più tardi, l'elio fonde
a sua volta in carbonio ed ossigeno,
scossa da soprassalti sempre più
violenti la stella finirà per soffiare
il proprio involucro in una bolla, una
nebulosa
che
rappresenta il punto d'inizio o la fine
della stella.
Per originarsi,
una stella deve ricevere
obbligatoriamente una spinta dallo
scoppio di una
supernova.
Al centro rimarrà una stella moribonda
molto piccola e densa, una
nana bianca.
Però, non tutte
le stelle subiscono lo stesso processo
di "invecchiamento", poiché le stelle
grandi vivono soltanto alcuni milioni di
anni, ed è possibile infatti che da
giganti rosse,
attraverso una esplosione, esse si
trasformino in una
supernova
che ne
segnano la morte. Il loro nucleo si collassa in un astro molto denso, detto stella di neutroni. Un cucchiaino da caffè di tale materia pesa vari milioni di tonnellate. Una stella di neutroni ruota molto velocemente su se stessa, ed emette un fascio di onde radio come un faro che irradia il cosmo. Per questo, gli astronomi le chiamano pulsar.
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Sistema solare
Il nostro
sistema solare è nato 4 miliardi e mezzo
di anni fa da una vasta nube di gas e
polveri in rotazione su se stessa,
ovvero la
nebulosa primordiale.
Sotto l'effetto di una perturbazione,
forse l'esplosione di una super nova
vicina, questa nube è collassata sotto
il proprio peso, la sua rotazione ha
subito quindi un'accelerazione, e la
nube si è appiattita sotto l'azione
della forza centrifuga. Grani di polveri
e gas hanno così formato un disco
spesso. Nel cuore di questo disco, la
pressione e la temperatura sono stati
tali da favorire l'accensione della
nostra stella, il Sole. Tutto intorno si
organizzava la materia. Sotto l'effetto
della gravità, le polveri si
agglomerarono formando dei "planetoidi"
di alcune centinaia di metri. A loro
volta, questi si aggregarono tra di loro
e, nel giro di un centinaio di milioni
di anni, si formarono i pianeti così
come li conosciamo oggi, ma anche una
grande quantità di detriti che circolava
a grande velocità nello spazio
interplanetario. Per un miliardo di
anni, tali detriti bombardarono i
pianeti, prima di formare la cintura di
asteroidi che oggi si trova tra Marte e
Giove.
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Fascia degli asteroidi
La fascia principale degli asteroidi è la regione del sistema solare situata grossomodo tra le orbite di Marte e Giove. È occupata da numerosi corpi di forma irregolare chiamati asteroidi o pianeti minori. Circa metà della massa della fascia è contenuta nei quattro asteroidi più grandi, Cerere, Vesta, Pallade e Igea. Questi hanno diametri medi di oltre 400 km, mentre Cerere, l'unico pianeta nano della fascia, di circa 950 km. I restanti corpi hanno dimensioni più ridotte, fino a quelle di un granello di polvere. Il materiale asteroidale è distribuito in modo estremamente diradato. Numerosi veicoli spaziali senza equipaggio l'hanno attraversato senza incidenti. Tuttavia, tra gli asteroidi più grandi possono verificarsi collisioni che possono formare una famiglia di asteroidi i cui membri hanno caratteristiche orbitali e composizioni simili. Un tempo si riteneva che fossero le collisioni tra gli asteroidi a produrre quella polvere fine che contribuisce maggiormente a formare la luce zodiacale. Nesvorny e Jenniskens (2010 Astrophysical Journal), però, hanno attribuito l'85 per cento della polvere della luce zodiacale a frammentazioni di comete della famiglia di Giove, piuttosto che a collisioni tra asteroidi. I singoli asteroidi della fascia sono classificati in base al loro spettro. La maggior parte rientra in tre gruppi fondamentali: a base di carbonio (tipo C), a base di silicati (tipo S), a base di metalli (tipo M).
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FASCIA DI KUIPER
La grande facilità con cui gli
asteroidi possono essere individuati
attualmente, ha permesso di scoprire
alcune centinaia
di oggetti di dimensioni asteroidali con
orbita esterna a Nettuno. Siamo in
presenza dei primi rappresentanti di una
fascia esterna al sistema planetario,
ipotizzata molto tempo fa da
Kuiper
per spiegare l’origine delle comete a
corto periodo, da cui prende il nome.
La
Cintura di Kuiper
è una regione a forma di disco situata
oltre l'orbita di Nettuno, all'incirca
fra
30
e
100
UA
dal Sole (UA = Unità Astronomica, pari a
149.597.870,700 Km.),
la quale contiene molti corpi
ghiacciati, ed è considerata la fonte
delle comete a breve periodo. La
differenza fra queste comete e quelle
provenienti dalla nube di Oort,
sta nell’inclinazione delle orbite, la
nube di Oort è sferica e quindi le
comete arrivano con un’inclinazione
qualsiasi, mentre la fascia di Kuiper è
schiacciata e quindi le orbite hanno
inclinazioni molto basse.
Talvolta l'orbita di un oggetto
della Cintura di Kuiper viene perturbata
dalle interazioni dei pianeti giganti in
modo tale che va ad attraversare
l'orbita di Nettuno. È quindi molto
probabile che esso abbia un incontro
ravvicinato con Nettuno, cosa che lo può
mandare fuori dal sistema solare, oppure
verso il sistema solare interno.
La fascia di Kuiper è dovuta ai
residui della formazione del Sistema
Planetario, in regioni dove i grandi
spazi a disposizione e i lunghi periodi
di percorrenza delle orbite, non hanno
permesso la formazione di corpi di
maggiori dimensioni.
I corpi che la costituiscono
sembrano essere corpi ghiacciati, come
Plutone e Tritone anche se più piccoli,
e molti percorrono orbite in
risonanza 3:2
con Nettuno.
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NUBE DI OORT
La nube di Oort è un'ipotetica nube sferica di comete posta tra 20.000 e 100.000 UA (UA = Unità Astronomica, pari a 149.597.870,700 Km.), o 0,3 e 1,5 anni luce dal Sole, cioè circa 2400 volte la distanza tra il Sole e Plutone.
Questa
nube non è mai stata osservata perché
troppo lontana e buia perfino per i
telescopi
odierni, ma si ritiene che sia il luogo
da cui provengono le comete di lungo
periodo, come la Hale-Bopp
e la Hyakutake,
recentemente avvistate, che attraversano
la parte interna del sistema solare.
Nel 1932 Ernst Opik,
un astronomo
proveniente dall'Estonia,
fece l'ipotesi che le comete avessero
origine da una nube situata nel bordo
esterno del sistema Solare.
Nel
1950,
l'idea fu ripresa dall'astronomo
olandese Jan Oort
per spiegare un'apparente
contraddizione. Le comete vengono
periodicamente distrutte, dopo numerosi
passaggi nel sistema solare interno,
perciò se le comete si fossero originate
all'inizio del sistema solare, oggi
sarebbero tutte distrutte. Il fatto che
le vediamo ancora implica che abbiano
un'origine diversa. Secondo la teoria,
la nube di Oort contiene milioni di
nuclei di comete, che sono stabili
perché la radiazione solare
è troppo debole per avere un effetto a
quelle distanze. La nube fornisce una
provvista continua di nuove comete, che
rimpiazzano quelle distrutte. La teoria
sembra confermata dalle osservazioni
successive, che ci mostrano come le
comete provengano da ogni direzione, con
simmetria sferica. Una controversa teoria prevede che a perturbare lo stato delle comete nella nube di Oort sia un'ipotetica stella compagna del Sole chiamata Nemesis. La nube di Oort è un residuo della nebulosa originale da cui si formarono il Sole e i pianeti, cinque miliardi di anni fa, ed è debolmente legata al sistema solare. Si pensa che anche le altre stelle abbiano una nube di Oort, e che i bordi esterni delle nubi di due stelle vicine possano a volte sovrapporsi, causando un'occasionale intrusione cometaria.
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